Arlecchino taglia le province: titolo da politica interna quando, invece, è soltanto un’ammissione e il rilancio di un impegno. Partiti in tromba nel gennaio 2015, con la speranza ottimistica d’una crescita progressiva, ci eravamo promessi di coprire il più completamente possibile le rispettive aree di Livorno, Pisa, Lucca e Massa Carrara. E ce l’abbiamo fatta, per un lungo lasso di tempo, salvo arrenderci all’evidenza, dato che il teatro è arte effimera, e non solo per la natura dell’evento scenico, ma per la ben più concreta parte di comunicazione che lo riguarda.
Così, dato che non ci piace promettere quel che non possiamo mantenere, ecco a rimodellarci sulle province di Lucca e Pisa, per quanto concerne la copertura completa (ci stiamo lavorando) del nostro caparbio Calendazzo. Qualche eccezione è ammessa, ma con juicio, fermo restando che continueremo a veder spettacoli, realizzare interviste e parlare di teatro ogni dove riusciremo ad arrivare.
Detto questo, andiamo avanti e vediamo cosa ci riserva una settimana abbastanza esile, considerata la stagione.
Provincia di Lucca – Narrazione e danza, tra Capannori e Porcari
Doppio appuntamento al femminile, nella piana di Lucca: martedì sera, un monologo in quel di Capannori, presso lo spazio Artè, dove andrà in scena il nuovo lavoro di Simona Generali. Scritto da Rosita Biagini e accompagnato alla chitarra da Linda Guidi, Il mio nome è Margherita racconta la storia reinventata d’una donna che, nel 1571, venne processata per stregoneria.
Terzo appuntamento a SPAM! Rete per le arti contemporanee, in quel di Porcari (LU), per la rassegna Sguardi oltre confini: sarà la volta di Silvia Gribaudi, coreografa dissacrante, molto attenta al corpo e alle sue istanze espressive. Alle 21 presenterà R. OSA_10 esercizi per nuovi virtuosismi, sorta d’indagine artistica a proposito del femminile e «del ruolo sociale che esso occupa con un linguaggio informale nella relazione con il pubblico». Ispirata all’arte figurativa dell’artista colombiano Botero, all’immaginario “anni Ottanta” di Jane Fonda, ai concetti di “successo” e “prestazione”, R.OSA è uno one woman show che «sposta lo sguardo dello spettatore all’interno di una drammaturgia composta di 10 esercizi di virtuosismo» e in cui esso è chiamato a «essere protagonista volontario o involontario».
Seguirà, poi, A corpo libero, lavoro che risale a qualche anno addietro (nel 2009 ha vinto il Premio GD’ A Veneto, oltre a un’ulteriore serie di riconoscimenti colti sino al 2017) e che si configura come un lavoro assai salace circa la «condizione femminile a partire dalla gioiosa fluidità del corpo. Una performance che parla di donna , libertà e ironia». Ci pare proprio il caso di andare a vedere. Avvertimento: prenotatevi, ché i posti son contati.
Sempre a Porcari, ma stavolta all’Auditorium Vincenzo da Massa Carrara, nella sera di sabato andrà in scena Bellezza da combattimento, un monologo di e con Costantino Buttitta alla cui drammaturgia ha collaborato Donatella Diamanti. L’iniziativa coinvolta, a livello organizzativo, La Cattiva Compagnia: vorremmo essere più completi e puntuali, ma, riceviamo la notizia dello spettacolo a ridosso dalla pubblicazione e, parafrasando Bennato (Edorardo), più di tanto non possiamo fare. Comunque, ve l’abbiamo detto.
Provincia di Pisa – Classici e non solo, tra Volterra, San Miniato e Cascina
Torna in Toscana Michele Sinisi, teatrante poliedrico, sempre alle prese con un serratissimo confronto tra teatro nell’oggi e riferimenti classici, più o meno lontani: ne ricordiamo l’interessante Scarpetta che da due stagioni gira le piazze italiane, ma, ancor di più, la sfida ad altissimo rischio affrontata con Riccardo III, che abbiamo sguardazzato non una, ma ben due volte a distanza di quasi un anno. L’artista pugliese, che Arlecchino ha pure sottoposto al questionazzo, si riconfronta con il Bardo, riprendendo l’Amleto già proposto a Pontedera qualche anno fa. Lo fa a Volterra, martedì sera, al Teatro San Pietro, e non sarebbe male potervene parlare. L’appuntamento è senz’altro interessante.
È iniziata settimane or sono la stagione, sempre interessante e a suo modo caparbia, del Teatrino dei Fondi/Quaranthana, a Corazzano, nel comune di San Miniato: a inaugurarla, il 20 ottobre scorso, Flavio Oreglio, cui fa seguito, il prossimo venerdì, il buon vecchio Paolo Hendel con il suo ultimo lavoro, Fuga da via Pigafetta, sorta di ritorno all’affabulazione scenica da parte di un comico che, negli ultimi anni, si era concentrato (forse pure troppo) sulle caratterizzazioni che gli avevano permesso di conquistare un significativo successo televisivo. Per l’occasione, oltre alla scrittura effettuata con il fido compagno Marco Vicari, è interessante notare, in locandina, la regia da parte di un altro bravo collega dell’attore fiorentino, vale a dire Gioele Dix. La tentazione d’andare a vedere c’è tutta.
Non son giunte, sinora, nuove notizie riguardo alle questioni politico-amministrative che abbiamo anticipato su Cascina e La Città del Teatro: quindi, in attesa di scoprire quale sarà il reale futuro del direttore artistico Andrea Buscemi, ne annunciamo l’andata in scena, sabato prossimo, con uno dei (vari) Molière allestiti in queste stagioni. Si tratta di Tartufo, ovvero l’Impostore, nel cui cast figurano, oltre al regista e attore pisano, anche Livia Castellana, Martina Benedetti, Francesco Tammacco, Pantaleo Annese e Claudia Castriotta. Non fremiamo, ma tant’è, anche se non sarebbe male, un giorno, dedicare un questionazzo arlecchino anche a Buscemi.
Oltreconfine arlecchino – Prévert a Firenze, Pirandello a Prato, Eco a Livorno (si fa per dire), Shakespeare a Pistoia e Gogmagog a Lasta a Signa
Pescando dal Calendazzo, passiamo in rassegna quel che propone la settimana negli spazi che seguiamo al di là dell’area monitorata. Martedì 14 si debutta a Firenze, per la precisione alla Pergola: nuovo lavoro di Gabriele Lavia ispirato alla poesia del francese Jacques Prévert, I ragazzi che si amano s’annuncia come excursus laviano sul tema amoroso; a occhio, non ci avvince particolarmente, tanto più che, sull’argomento, ci affascinano, piuttosto, le teorie, un filo controverse ma assai stimolanti, di un altro francese, ben più canaglia di Prévert, quale Robert Poulet. In scena sino a domenica.
Interessante, seppur a rischio un po’ blockbuster, la proposta del Goldoni livornese, per le serate di martedì e mercoledì: una combo di nomi celebri questa versione scenica di Il nome della rosa, giacché a Umberto Eco, autore del celebre romanzo, s’affiancano quello da Dramaturg di Stefano Massini e la regia di Leo Muscato. Cast importante (tredici attori, tra cui Eugenio Allegri e Luca Lazzareschi), produzione che coinvole gli stabili di Torino, Genova e del Veneto. Ve l’abbiamo detto.
A Prato, si torna in scena al Metastasio: è il turno di Sei personaggi in cerca d’autore, l’autore manco ve lo diciamo, per la regia di Luca De Fusco alla direzione d’un cast assai nutrito, in cui spiccano, tra gli altri, i nomi di Eros Pagni e Gaia Aprea. Altra produzione massiccia, che vede cooperare gli stabili di Napoli e Genova, diciamo che non ci solletica più di troppo, benché la qualità sia fuor di dubbio. Da giovedì a domenica, con un avvertimento: a Prato, ormai da un anno, vige la regola “depista lo spettatore” (ma, soprattutto, il critico) grazie all’impiego di tre distinte fasce orarie per quattro giorni di spettacolo. E, quindi, il giovedì e il venerdì, gli spettacoli iniziano alle 20.45, il sabato alle 19.30, la domenica alle 16.30. Facile no? Venite a dirlo all’arlecchino che sabato scorso, volendo vedersi Amore di Scimone-Sframeli, è arrivato alle otto e mezza, giusto per sentire lo scroscio d’applausi e vedersi l’uscita del pubblico. Colpa sua (e nostra), s’intende, ma sbagliando s’impara (e la prossima volta si consulta sito ufficiale e calendazzo).
Dopo il passaggio a Prato, ne parleremo in questi giorni, lo scespiriano Richard II di Maddalena Crippa en travesti per la regia di Peter Stein arriva, da venerdì a domenica, sulle tavole del Manzoni di Pistoia. Lo annunciamo soltanto, ché, appunto, di questo spettacolo parleremo prestissimo.
Segnaliamo, giovedì sera al Teatro delle Arti di Lastra a Signa (FI), il lavoro del gruppo Gogmagog intitolato Piccole commedie rurali: Cristina Abati, Carlo Salvador e Tommaso Taddei, diretti da quest’ultimo, mettono in scena alcune delle tredici microo-commedie del bretone Roland Fichet, scritte e rappresentate (mai in Italia) tra il 1998 e il 2001. Luca Scarlini ne ha curato la traduzione, e gli artisti fiorentini hanno poi individuati i sei atti unici sui quali concentrare il proprio lavoro: Question d’odeur, Le petit manteau, Plus personne, Fissures, Antipodes, L’instituteur e L’animal. Sintesi fulminea e nostalgia inquietante per un mondo ormai perduto sono gli ingredienti di una messinscena commossa quanto sarcastica, che ci piacerebbe vedere, anche per una serie di consonanze, magari lontane, con certi fenomeni artistici (si pensi al Benigni di Cioni Mario) di casa nostra. Potremmo andarci.
Per i melomani
Due appuntamenti per chi ama la lirica, che, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è anch’essa teatro. Doppia replica, sabato e domenica, al Giglio di Lucca, per il pucciniano La fanciulla del west, direzione di James Meena e regia di Ivan Stefanutti.
Doppio titolo, invece, negli stessi giorni, per il Teatro dell’Opera di Firenze: il sabato è per La sonnambula di Vincenzo Bellini (direttore Sebastiano Rolli, regia di Bepi Morassi), la domenica per La traviata verdiana, diretta da John Axelrod per la regia di Alfredo Corno. Chissà che un arlecchino voglia andarci.
Per adesso, ci pare tutto, ma… tornate a trovarci, ché potrebbero esserci aggiornamenti.
Andate a teatro, ché fa bene.