La redazza arlecchina è, ahinoi, un luogo assai più aperto al confronto di quanto un’auspicabile compartimentazione sovietica vorrebbe: e così, a proposito di quanto scritto nelle settimane scorse a proposito della sostanziale chiusura natalizia della gran parte dei teatri, si è sollevato un minimo dibattito. Vedremo, magari, di trattare la cosa a parte, con qualche dato alla mano (appena possibile: portate pazienza, ché abbiamo, a tratti, pure una vita), anche se chi scrive è tuttavia fermamente convinto come la “sosta” sia solo e comunque un malcostume, nonché un viziaccio che giustifica in pieno (risultandone sia effetto sia causa) la patetica residualità dell’arte scenica. Chi, infatti, sostiene che i teatri, in certi periodi, traggano più vantaggio nel fittare ai privati, lasciando i dipendenti andare in ferie e non “costringendo” gli abbonati a vedere (o perdersi) spettacoli nel corso delle feste, trascura alcune cosette: perché i cinema non fanno lo stesso? E i ristoranti? E gli alberghi? Infine, l’argomento più stringente: se si ragiona di convenienza economica, la si smetta di triturare i testicoli con le lamentationes in difesa della cultura: macché politica, macché cultura, cantava un Bennato (Edoardo) da vivo (Sono solo canzonette, 1980).
Occhio al Calendazzo e vediamo cosa propone la settimanella che chiude con la natività.
Da martedì a giovedì − Settimana breve tra Massa, Seravezza, Porcari e… Viareggio!
Ne abbiamo già parlato al suo passaggio lucchese, e pure bene: ci riferiamo all’ultima fatica scenica di Luca Zingaretti, quel The Pride che è tanto piaciuto alla nostra arlecchina Maria Feliciano: “È il dramma dell’identità che tutti dobbiamo imparare a cercare e ad accettare in una dimensione che oggi fagocita ogni cosa nel grande mercato dell’immagine. Un teatro di riflessione su un tema scottante per la cultura dell’apparenza di genere, con le voci timbricamente e ritmicamente scandite di attori noti per la felicità di un pubblico, per una volta, giustamente esultante“, questa la chiusa a margine d’una replica al Giglio. Da martedì a giovedì, a Massa, Teatro Guglielmi.
Torniamo a consigliare, pur in peculiare conflitto d’interessi (leggete sotto), «Piccolo come le stelle». La vita di Giacomo Puccini, monologo di Elisabetta Salvatori dedicato al grande musicista lucchese: dopo debutto, anch’esso al Giglio, lo spettacolo approda sul palco delle Scuderie Granducali di Seravezza, mercoledì sera, da vari anni tra le case artistiche abitate e gestite dalla stessa attrice (a dire il vero, il principale spazio coincide con la reale abitazione dell’artista, che ospita un piccolo e suggestivo teatrino in cui spesso fa spettacolo).
Il succitato imbarazzo della scelta, che impedirà a qualsiasi arlecchino di sguardazzare in zona apuana è che, contemporaneamente, si terrà il fantasmagorico Natale in casa Arlecchino, la cena-festa della vostra (e nostra) rivista preferita: saremo all’Officina DadaBoom a Viareggio (zona Varignano), e alle 19, chi scrive assieme a Giacomo Verde, avrà l’onore di presentare Diorama, la prima fatica letteraria (e non solo) di Marco Magurno, creativo, scrittore, intellettuale, artista visivo, nonché colui grazie al quale state leggendo queste pagine (sì, è il nostro pirotecnico webmaster).
Proiezioni, cibarie, musica, danze e improbabili premiazioni (con letture pubbliche della diffida ricevuta un anno fa), per una festa tra critici arlecchini, amici attori, addetti stampa, adepti ai lavori, appassionati, che si preannuncia imperdibile. Per prenotare è tardi: venite dopo cena che si fa casino. Raccomandazione: niente ciabatte.
Postilla: a Viareggio, il teatro, inteso come attività scenica compiuta e durevole, manca da almeno due anni. Qualcosa s’è visto grazie all’iniziativa di gruppi che ancora credono nell’arte (DadaBoom compreso), ma è poco, troppo poco: abbiamo, però, l’orgoglio di portare un po’ di scena anche noi, con questa iniziativa.
Tutti pronti, invece, per SPAM!, che non brilla, magari, per tempistiche (ma il dipendere dall’incertezza dei finanziamenti è ostacolo non da poco: Castello potendo, programmerebbe tantissimo e con largo anticipo!), ma rappresenta, in qualche modo, uno degli esempi veri di come si debba intendere una programmazione di spettacolo anche nel corso delle feste. Last but not least, minirassegna invernale, ospita, dal 18 al 30 dicembre, ben sei serate di spettacolo: andremo a Porcari senz’altro per vedere il Requiem for Pinocchio di Simone Perinelli (Levidelfool), la sera di martedì, segnalandovi anche, due giorni dopo (giovedì) il doppio appuntamento con Prometeo: il dono della Compagnia Simona Bertozzi/NEXUS, e Album, graffiante coreografia di Stefano Questorio (ALDES). Ne parleremo, ne leggerete.
Tre giorni e la vigilia − Occasioni fiorentine
Prosegue la tenitura fiorentina (lato Pergola) di Filumena Marturano, allestita da Geppy Gleijeses (nel cast Mariangela D’Abbraccio e, tra gli altri, l’amico Fabio Pappacena), quindi da martedì a giovedì. Ve l’abbiamo detto.
Rompe, ci pare ma potremmo sbagliarci, la consuetudine di salutare il pubblico per le feste con un’opera buffa, il Maggio Fiorentino: da martedì a giovedì, con replica speciale la sera della vigilia natalizia, in scena il verdiano Nabucco, regia di un vivace teatrante come Leo Muscato, sul podio Renato Palumbo (scene di Tiziano Santi, costumi di Silvia Aymonino).
Infine, roba da ragazzi, ma sia detto col massimo rispetto, a Teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci, con Favole al telefono, regia di Andrea Bruno Savelli, interpreti Diletta Oculisti e Giacomo Bogani. Sei fiabe di Rodari per coniugare scena, letteratura e poesia. Anche questo da martedì a giovedì.