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La settimana a teatro: 20-26 aprile

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Eduardo_Galeano_2009E si continua in un autunno teatrale a far da curioso contrappasso alla primavera che, di fatto, stiamo attraversando: i teatri, se non chiudono, socchiudono, in attesa dei festival che, anche in Toscana, non mancheranno. Non è malaccio, almeno se si ama il calcio (disciplina assai meno aliena a molti operatori, contrariamente a quel che si potrebbe pensare), giacché questo è il periodo di quarti e semifinali di Champions League (la vecchia Coppa dei Campioni) e la penuria scenica evita imbarazzi. Non che calcio e teatro siano equivalenti, ma lasciateci divertire e, visto che ci siamo, dedichiamo un pensiero a Eduardo Galeano [in alto a destra], gran penna, ingiustamente celebre per un bel libercolo sul pallone (Splendori e miserie del gioco del calcio, Milano, Sperling & Kupfler, 1997, titolo originale El fútbol a sol y sombra, del ’95) che, però, non rappresenta il suo miglior contributo alla letteratura latinomericana e mondiale (Le vene aperte dell’America Latina, Milano, Sperling & Kupfler, 1997, in castigliano Las venas abiertas de América Latina, 1971).

La settimana corrente è quantitativamente povera di appuntamenti, ma non scoraggiamoci, anzi, dato che ci sono tre gran belle occasioni che cercheremo di non mancare.
Andiamo con ordine.

Da martedì 21 a domenica 26
Filippo Timi, 'Favola'Alla Pergola di Firenze, chi non sbircerà Bayern Monaco-Porto (abbiamo in simpatia Pep Guardiola e in antipatia i lusitani) potrà assistere a Favola di e con Filippo Timi: spettacolo del 2011, il sottotitolo recita letteralmente C’era una volta una bambina e dico c’era perché non c’è più. Le note di regia sono ermetiche e al contempo fluviali; dicono d’una storia famigliare proiettata in un altrove da cinema (la provincia americana) con un elemento perturbante a spezzarne con violenza gli equilibri, per una «Favola ammaliante, dissacrante, poetica, ironica, vorticosa e sorprendente». ‘Sticatsi, aggiungiamo noi che, in ogni caso, cercheremo d’andare a vedere: si replica, del resto, sino a domenica 26.

Da giovedì 23 a lunedì 27
daddi-marconcini-2Tutti a Buti, per il debutto assoluto del nuovo lavoro di Dario Marconcini [a destra, con Giovanna Daddi]. Come per l’allestimento precedente (Silenzio, puntualmente sguardazzato), l’attore e regista che da anni gestisce magistralmente il Teatro Francesco di Bartolo (a dispetto dei tagli e delle risorse sempre più risicate) si rivolge alla drammaturgia pinteriana e, in particolare, a quei Memory Play che l’autore britannico aveva inizialmente pensato per la radio: Voci di famiglia diviene quindi lo spunto per un’indagine sul senso del nucleo sociale primario della nostra cultura, «fonte di unione ma, contemporaneamente, di intima distruzione». Anche in questo caso, repliche sino a lunedì 27. Ne scriveremo senz’altro e, a scatola chiusa, lo consigliamo vivamente.

Venerdì 24
Kamikaze Number Five (Isgrò, 2015), locandinaCosì come altrettanto vivamente e a scatola chiusa consigliamo Kamikaze Number Five, in prima nazionale al Piccolo Teatro Bolognini di Pistoia, nell’unica data di venerdì 24 aprile. Il testo è di Giuseppe Massa, e vanta una messinscena a firma Antonio Latella, protagonista Massimiliano Loizzi, che, però, non abbiamo visto. In quest’occasione, la regia è di Giuseppe Isgrò (recentemente incontrato al Teatro Rossi Aperto di Pisa, in occasione del non proprio convincente Adulto), ma la garanzia d’interesse è rappresentata dalla presenza di Woody Neri, poliedrico artista che sinora è sempre riuscito a convincerci nonostante l’amicizia personale, peraltro precedente alla carriera scenica. Si tratta d’un assolo estremo, il racconto «del dies irae, il giorno dell’ira e del giudizio finale» per un kamikaze: una muscolare prova d’attore nella nudità violenta e musicale delle scena. Andremo a vedere senz’altro e senz’altro ne scriveremo, risparmiandoci, però, l’incontro con regista e compagnia (bella) tenuto da Massimo Marino nel pomeriggio antecedente la prima. Un po’ perché abbiamo già dato (in occasione di Adulto, appunto), un po’ perché parlare di teatro prima del teatro (non sembra, infatti, una normale conferenza stampa, data la presenza di truppe critiche cammellate) ci pare una sorta di paradosso: un po’ come vantarsi delle proprie doti amatorie poco prima d’intraprendere un amplesso.

Eduardo-CivicaLa stessa sera, a Firenze (Teatro Cantiere Florida), un evento particolare: il drammaturgo e regista Massimilano Civica (a partire da una sua intervista abbiamo dato il via ai nostri dialoghi sul FUS) terrà una conferenza-spettacolo sul teatro di Eduardo De Filippo dal titolo Parole imbrogliate.
Un incontro a conclusione di un laboratorio che l’artista condurrà nello spazio fiorentino a partire da lunedì 20 e che si concentrerà sul lascito del grande teatrante partenopeo, sottolineandone, piuttosto che la monumentificazione cristallizatrice cui lo hanno sottoposto i poco avveduti epigoni, l’innegabile tensione formale, quella «nostalgia del futuro» che lo ha reso un’imprescindile (e ancora inesaurita) risorsa della scena contemporanea, anche a oltre vent’anni dalla morte.

Da venerdì 24 a domenica 26
Ikingsize_008 (Theater Basel / King Size / Bendix Dethleffsen, Tora Augestad, Michael von der Heide, Nikola Weisse)nfine, segnaliamo la chisura di stagione a Prato (Teatro Fabbricone), con Christoph Marthaler e il suo King Size, spettacolo che ha debuttato ad Avignone nell’estate 2013 e che, in Italia, si è visto soltanto a Spoleto, l’anno successivo.  Il regista trasferisce sulla scena il principio che sta alla base della enarmonia (alla lettera non armonia), una peculiare tecnica di composizione musicale. Il pubblico è ammesso in scena per spiare i desideri proibiti di una coppia, i cantanti/attori Tora Augestad e Michael von der Heide, colta nell’abbandono di una notte insonne, registrandone i sogni proibiti, la vita “altra”, in bilico tra veglia e sonno, per un’incursione nella mente e nelle sue misteriose produzioni notturne, delle quali i processi enarmonici sono ad un tempo simbolo e segno. La direzione musicale è affidata a Bendix Leffsen, con un pianoforte suonato in scena per la musica colta dei compositori Robert Schumann, John Dowland, Wolfgang Amadeus Mozart e Richard Wagner, unita a quella più leggera dei gruppi The Kinks e Jackson Five. Anche questo sarebbe da vedere, speriamo di farcela.

Oltre a ciò… Il diluvio? Non diremmo.
C’è pur sempre Leo Messi: non sarà il Maradona ammirato da Carmelo Bene (che gli preferiva, però, Van BastenRomario e persino Gullit), ma, ora come ora, questo passa il convento e, da ammiratori della Pulga e del suo sodale Iniesta, diciamo che non ci va, comunque, malissimo.
Buone visioni.

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Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.

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