Tempo di festival, di spettacoli una tantum, di presentazioni delle stagioni invernali. Seguiamo tutto con interesse, a partire dalla notizia circa il programma in quel di Prato, col Metastasio fresco di nomina a TRIC e che Arlecchino sta valutando di includere nel calendazzo in pianta stabile: vedremo. La settimana a venire è contraddistinta dalla varietà, quindi, andiamo subito al sodo.
Lunedì 29 giugno e venerdì 3 luglio – Teatri di confine, Villa di Scornio (Pistoia)
La rassegna pistoiese cala uno dei suoi assi, nel giorno in cui, per tradizione, i teatri tacciono: arriva dunque Saverio La Ruina, pluripremiato autore e interprete della nostra scena di narrazione: Italianesi è il racconto dolente e spaurito d’uno sradicamento, la tragedia poco conosciuta degli italiani che, a fine Seconda Guerra Mondiale, restano prigionieri in Albania e che, tornati a casa da profughi dopo quarant’anni (nel 1991, alla caduta del regime socialista), capiscono di essere condannati al paradosso di sentirsi sempre stranieri, in qualsiasi paese si trovano, ospiti poco o nulla desiderati. Non è la prima volta che l’attautore calabro giunge in Toscana (ne rammentiamo il passaggio livornese, a inizio 2015, e una pregevole retrospettiva al Teatro Cantiere Florida di Firenze la stagione precedente), ma, per chi ama un certo tipo di teatro, l’occasione è allettante.
Qualche giorno più tardi, sempre nella cornice di Villa di Scornio, appuntamento con la danza contemporanea e Meditation On Beauty 1 e 2, a cura di Marina Giovannini, performance che «nasce dalla traduzione in gesto di ciò che si coglie nel mondo circostante, dalla condizione nella quale viviamo che implora la necessità della bellezza». Si tratta di un lavoro diviso in parti, nel tentativo di superare il concetto di spettacolo, nell’emergenza di «un segno di esistenza, un’azione di riappropriazione dello spazio del corpo». Non garantiamo visioni, ma, in caso contrario, sarete i primi a saperlo.
Martedì 30 giugno – Premiata filatura FP, Prato, Giardino di Sant’Orsola
A Prato, uno spettacolo tra letteratura, memoria storico-sociale e musica: difficile definirlo e, forse, pure inutile, ma, le note di regia mettono in guardia asserendo che non si tratta né di recital né di teatro canzone. A curare drammaturgia e messinscena Riccardo Goretti, attore ex omino recentemente scorto tra i Re Marci, che per l’occasione recita, suona il cajon (la percussione a forma di scatola sulla quale il musicista si pone a sedere), il basso acustico e le percussioni, scortato dalla voce, le chitarre e gli effetti sonori di Andrea Franchi. Leggiamo che per «Elsa Morante, FP significa Felici Pochi, quelle rare persone per cui stare al mondo è più una delizia che una croce. Secondo noi, FP significa, più banalmente, Franchi Piero, titolare di una filatura costretta alla chiusura, destinato al pensionamento precoce». Non garantiamo, ma ci piacerebbe vedere.
Martedì 30 giugno e giovedì 1 luglio – Versiliana Upgrade Festival, Seravezza (Lu)
Danza anche per la Collettiva di scena contemporanea nel fresco di Seravezza: martedì sera, infatti, sarà in scena Robinson, approdo d’ispirazione letteraria per il coreografo Michele Di Stefano. Al lavoro una nutrita compagnia di performer (li citiamo: Philippe Barbut, Biagio Caravano, Saverio Cavaliere, Marta Ciappina, Andrea Dionisi, Laura Scarpini) per un allestimento che s’interroga sull’isola del romanzo di Daniel Defoe e «quell’indefinibile processo proiettivo di desideri e paure, rimodellato oggi per essere al servizio di due grandi flussi dell’economia globale: quello migratorio e quello vacanziero». Potrebbe davvero essere interessante.
Due sere dopo, sarà invece la volta del teatro di prosa, con Peperoni difficili, lavoro che, già dal titolo, si guadagna la sua giusta dose di interesse. Vi troviamo coinvolti Anna Della Rosa, Ugo Giacomazzi e Andrea Narsi, nonché Rosario Lisma nel ruolo di autore, regista e interprete. La storia si svolge all’interno della casa di un parroco di provincia e non mancherà di strappare sorrisi nonché qualche riflessione circa i concetti di verità, menzogna e omissione. Chissà se qualche arlecchino riuscirà a vederlo.
Martedì 30 giugno/mercoledì 1 luglio – Ubu Re, Carcere di Sollicciano (Fi)
In attesa di VolterraTeatro, iniziamo a familiarizzare con l’istituzione carceraria, passando dalle parti di Sollicciano, poco fuori Firenze: da anni, esattamente il 2004, Elisa Taddei conduce interessanti esperienze teatrali assieme agli ospiti dell’istituto e, per il 2015, la scelta del testo con cui confrontarsi è caduta su uno dei più importanti capolavori della drammaturgia contemporanea, Ubu Re di Alfred Jarry, da molti considerato inoppugnabilmente il “primo testo” in tal senso. Frutto di un lavoro articolato e che vede la collaborazione di varie realtà istituzionali e non solo (tra queste, citiamo volentieri il gruppo di studenti del Liceo Artistico di Porta Romana di Firenze che ha curato la realizzazione dell’immagine dello spettacolo presente nel materiale promozionale nonché alcuni elementi scenografici), sarà interessante capire come la compagnia del carcere fiorentino piegherà il paradossale testo ubuesco, di cui conserviamo un magnifico ricordo con a messinscena di Roberto Latini (qui la recensione della replica vista a Castiglioncello). Una delegazione arlecchina si è già bene organizzata e sarà sul posto per raccontarvelo.
Da mercoledì 1 a domenica 5 luglio – Inequilibrio 2015, Castiglioncello (Li)
Seconda tranche di programma per Inequilibrio, che tra mercoledì e domenica presenta un gran numero titoli ed eventi. Rimandandovi al Calendazzo e al laconico programma ufficiale per le informazioni più dettagliate, segnaliamo Senza trama né finale, in prima assoluta, nelle serate di giovedì e venerdì: si tratta di una rielaborazione drammaturgica dei racconti di Čechov da parte di Carmen Giordano, regista oltre che autrice, nella ricerca di una prospettiva rinnovata e contemporanea rispetto alla riflessione esistenziale dell’autore russo nel «ritrarre la vita com’è: senza trama e senza finale». All’opera ci saranno gli attori di Macelleria Ettore, già visti in scena qualche settimana fa in Amleto? di cui abbiamo scritto.
Oltre a questo, ricordiamo anche i tre paradossali capitoli di Tutto bene quel che finisce bene, una trilogia dell’inesistente di palese ispirazione scespiriana e che vedrà impegnati in qualità di interpreti Roberto Scappin, ideatore del progetto, e Paola Vannoni, nelle serate di venerdì (L’anarchico non è fotogenico), sabato (Io muoio, tu mangi) e domenica (lei è Gesù).
Questo e molto altro (una rielaborazione coreutica da La cantatrice calva di Ionesco da parte di Sebastian Bărbălan e Alice Maestroni, Fortebraccio Teatro con Metamorfosi, i debutti assoluti dei lavori di Luca Scarlini, Nerval Teatro, Hodworks, Gogmagog) che, ovviamente, cercheremo di vedere.
Da mercoledì 1 a domenica 5 luglio (e oltre) – Intrecci d’estate 2015, Sesto Fiorentino, Villa Gerini
Chiudiamo con la segnalazione di un’interessante iniziativa a cura di Nexus Studio, ossia un piccolo festival con proposte che ci sembrano meritevoli d’attenzione. Senz’altro vedremo Che fine ha fatto Cenerentola?, scrittura attorno al celebre racconto, a partire proprio dal mieloso happy ending della fiaba di Perrault. L’idea è di Giacomo Fanfani, la regia di Ciro Masella, che in scena è affiancato da altri due interpreti, Caterina Fiocchetti e Rafael Porras Montero. A partire dal titolo, il pensiero va, ovviamente, a Che fine ha fatto Baby Jane? (Robert Aldrich, 1962), leggendaria pellicola con Bette Davis e Joan Crawford, ma sono anche altri gli interrogativi sottesi al testo di Fanfani e riguardano la bellezza, i suoi malefici, la stessa natura dei sogni e dei desideri che alimentiamo in proposito. Lo spettacolo debutta il 1 luglio e replica sino al 3, per poi riprendere a inizio settimana successiva.
Sabato e domenica (4 e 5 luglio), invece, Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde, con adattamento e regia di Ciro Masella e l’interpretazione scenica di Giada Medicheschi.
Pare che vi sia solo l’imbarazzo della scelta: speriamo, almeno, di avervi aiutati.