A lenti passi, s’avvicinano le feste natalizie, con le lucine pigolanti da qualsivoglia bottega (dalla carrozzeria fuori mano alla centralissima boutique): nutriamo, e lo ammettiamo, un’aperta riconoscenza alla crisi quale causa primaria d’una quasi compostezza che, in altre epoche, pareva un miraggio. Anticipiamo la riflessione-tormento che sempre ci anima, e non solo in campo teatrale: com’è che, quando la gente sta a casa (ossia: in periodi festivi), diminuiscono anche le proposte sceniche (ma pure quelle sportive)? Assurdità che non sappiamo spiegarci e che motiva una certa avarizia per questa settimana, alla vigilia del primo ponte dicembrino.
Venerdì e domenica − Danza e teatro contemporanei tra Porcari (LU), Valdottavo (LU), Pistoia e Cascina (PI)
A Porcari, per Qualcosa si muove, arriva Ossidiana, coreografia firmata da Fabrizio Favale, musiche e live electronics di Daniela Cattivelli; in scena, otto danzatori, tra cui l’ideatore. Vi riportiamo parte della peculiare locandina: “materiali inediti utilizzati: creep songs di Daniela Cattivelli // 5 danze inedite di Andrea Del Bianco, Fabrizio Favale, Francesco Leone, Stefano Roveda, Davide Valrosso; maschere di sabbia vulcanica recuperata sulle pendici dell’Eyjafjallajökull, Islanda, settembre 2014 di Fabrizio Favale e Alberto Trebbi; azioni di sfregamento di sassi dell’Appennino tosco-emiliano, affumicamento di maschere e vestizione di danzatori di Andrea Del Bianco e Fabrizio Favale”. Favale afferma che il lavoro “prende le mosse dall’osservazione di quei particolari fenomeni che riscontriamo in natura, dove le forme restano, per così dire, incompiute, o danno origine ad altre forme prima d’aver raggiunto quella che ci si aspettava”. Ci saremo quasi sicuramente.
A pochi chilometri, a Valdottavo, Traviata, requiem per una sgualdrina, drammaturgia di Tobia Rossi, regia di Manuel Renga, con Anna Righettini, Chiara Anicito e Claudio Gay: non ve ne sappiamo dire granché, se non che la locandina, nella sua semplicità magrittiana, ci pare degna di segnalazione per l’Arlecchino e le future occorrenze della rubrica A prima (s)vista.
La concomitanza con lo spettacolo a SPAM! ci pone in ambasce, col dubbio che due realtà come queste rischino di contendersi un pubblico ancora da formare del tutto.
Cercheremo, in ogni caso, di dar conto anche di questo, ma una trasferta scaligera da parte di alcuni alrecchini in libera uscita potrebbe creare qualche problema di formazione alla squadra pluripezzata, un po’ come quando, nel calcio e nello sport in generale, i giocatori dei club sono assenti per gli impegni causa le convocazioni delle rispettive nazionali.
Infine, la stessa sera a Pistoia (o domenica, a La Città del Teatro di Cascina), ecco Dolce vita_Archeologia della passione, nuovo lavoro di Virgilio Sieni con la compagnia che prende il suo nome: cinque quadri a ripercorrere altrettante tappe del racconto evangelico della passione di Cristo (Annuncio, Crocifissione, Deposizione, Pietà, Resurrezione). Appena due giorni prima, mercoledì 2 dicembre, si terrà, invece, Quadri della passione, un progetto che il coreografo toscano ha realizzato assieme ai danzatori della scuola Mabellini di Pistoia.
“La comunità di danzatori si muove come un unico corpo, esplorando le possibilità del movimento e del gesto, ricercando avvicinamenti, tangenze, riconoscimenti, solidarietà, complicità, sguardi“. Siamo in Avvento e, forse, uno spettacolo simile sarebbe meglio collocato a ridosso della Pasqua di Resurrezione, ma, si sa, la Settimana Santa è, tradizionalmente, nemica del teatro. Sguerguenze liturgiche a parte, i lavori di Sieni sono sempre molto interessanti e cercheremo di parlarvene.
Sabato: lirica a Lucca, delirio a Bientina (PI)
Dopo la recente performance pisana, Il convitato di pietra, altro capitolo dongiovannesco del melodramma italiano (l’autore è Giovanni Pacini, su libretto di Gaetano Barbieri), approda al Giglio, la sera di sabato 5 dicembre, secondo un sanissimo ed encomiabile principio di circuitazione tra analoghi spazi toscani. La direzione è di Daniele Ferrari, alla guida dell’Orchestra Arché, e i ruoli principali sono ricoperti da Max Jota (Don Giovanni), Sandra Buongrazio (Donn’Anna), Giulia De Blasis (Zerlina), Daniele Cusari (Masetto), Roberto Cresca (Ottavio) e Sinan Yan (Commendatore). Regia firmata da Lorenzo Maria Mucci: state in campana, ché ve ne parleremo.
Di tutt’altro tenore la prima proposta stagionale (almeno per quel che concerne l’arte scenica in senso stretto) del Teatro delle Sfide di Bientina che, sempre sabato 5, registrerà l’avvento (è il caso di dirlo) dei tre squinternatissimi Re Marci di Delirium Betlem, spettacolo visto e recensito al suo debutto in occasione dei Teatri del Sacro. Chi scrive “ha già dato”, ma v’invita ad andare se avete voglia di ridere, di pensare al Natale in modo un po’ diverso e, soprattutto, per vedere se, nel frattempo, il re marcio di Riccardo Goretti trova il coraggio di sferrare il bestemmione più volte paventato nel corso dello spettacolo, iscrivendosi così alla relativa competizione ludica lanciata qualche giorno fa su Facebook da Ascanio Celestini.
Dostoevskij a Pontedera, tra Lavia e Cacà Carvalho
Scriviamo tra timore e tremore, sapendo che la citazione kierkegaarderiana, se solo venisse letta da Gabriele Lavia (cosa che ci sentiamo placidamente di bollare come improbabile), potrebbe innescare una dotta conversazione a senso unico (parlerebbe soltanto lui) ben più durevole delle ormai mitiche quattr’ore e venti di cui v’invitiamo a leggere.
A Pontedera, la fine di settimana è russa nonché dostoevskijana, con Il sogno di un uomo ridicolo (a parere di chi scrive, il miglior racconto dell’autore moscovita e, forse, tra i migliori di sempre): si tratta di un allestimento debuttato a Firenze lo scorso maggio che vede all’opera il succitato Lavia affiancato da Massimiliano Aceti. A questo lavoro viene abbinata la riproposizione, dopo numerose repliche tra Italia e Brasile, di 2+2=5. L’uomo dal sottosuolo, protagonista Cacà Carvalho. È uno spettacolo che, su questi schermi, abbiamo recensito già due volte in occasione del suo debutto (leggete pure: qui e qui), ma che, forse, potremmo rivedere per l’occasione.
Oltre confine − Pirandello alla Pergola, Queer a Rifredi, Goretti al Teatro del Sale, Magelli a Prato
Il teatrone fiorentino (5.000 abbonati, addirittura con un capo e con poteri decisionali inenarrabili: così ci è stata spiegata la scelta, malvagia, di far iniziare le oltre quatt’ore di Lavileo alle 20.45 anziché alle 19, perché gli abbonati non vogliono; evidentemente abiteranno tutti lì vicino) accoglie un habitué delle sue tavole come Geppy Gleijeses, che, con l’indigeno (in realtà nato a Livorno) Marco Messeri e Marianella Bargilli, presenta il pirandelliano L’uomo, la bestia e la virtù, per la regia di Giuseppe Dipasquale. Salvo fortunati casi specifici, non amiamo granché il modo con cui l’autore girgentino viene rivisitato dal teatro italiano, specie se di matrice − come dire − “convenzionale”, per cui vi diamo conto della cosa, ma ci terremo lontani da via della Pergola.
A Rifredi, invece, dal 3 al 5 dicembre, Vucciria Teatro presenta Battuage, scritto e diretto da Joele Anastasi, in scena assieme a Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano e Ivan Castiglione. Pièce che ha riscosso successo, in Italia e non solo, il titolo è un falso francesismo a indicare quei luoghi ove trovare rapporti sessuali occasionali: “Crediamo − afferma Anastasi − in un teatro che nasca dall’esigenza di raccontare. Chi fa teatro ha la responsabilità di compiere un atto che non sia marginale. Evitare ciò che è trascurabile, ciò di cui si può fare a meno, ciò che non muove gli spettatori, che li intrattiene senza cambiarli senza farli tremare fin nel profondo”. Proveremo a vedere.
Non accenna al declino, e le ripetute repliche lo dimostrano, il Vero su bianco, fusione tra la performance attorica di Riccardo Goretti e i disegni live di Edoardo Nardin. Vorremmo inviare qualche volenteroso (o magari andiamo in prima persona: è il 1 dicembre), ché al Teatro del Sale si mangia più che bene e quella sarebbe un’ottima idea per principiare l’ultimo mese dell’anno, quello dell’ingrasso.
Ultimi “colpi” produttivi per il Metastasio da Stabile della Toscana: Hotel Belvedere, testo di Ödön von Horváth, tradotto, adattato e diretto da Paolo Magelli, con un collaudato gruppo d’interpreti quali Francesco Borchi, Daniel Dwerryhouse, Marcello Bartoli, Fabio Mascagni, Mauro Malinverno, Valentina Banci ed Elisa Cecilia Langone. In locandina, ci colpisce la presenza di Alexander Balanescu alle musiche, nonché di Željka Udovičić in qualità di Dramaturg. Si tratta di una commedia nera, ambientata in un albergo della provincia bavarese, che anticipa gli orrori della Seconda Guerra Mondiale: “Gente che non ha più un’utopia, legata solo ed esclusivamente alla disperata ricerca di una felicità volgare, materialistica, gente malata di voglia di dominare gli altri, di repressione, di qualunquismo fascista. […] Odio sommerso da rassegnazione e apatia che si trasformano in una sorta di depressione collettiva. Una malattia che oggi sta imperversando di nuovo in Italia e in Europa“. Magari gli arlecchini in zona si faranno prendere dalla curiosità.
Anche per questa volta è (forse) tutto. Andate, (s)guardate e leggeteci. Magari, se vi va, scriveteci pure, risponderemo a tutti.
Alla prossima.